Fabrizio De André, the revered Italian singer/songwriter, created a deep and enduring body of work over the course of his career from the 1960s through the 1990s. With these translations I have tried to render his words into an English that reads naturally without straying too far from the Italian. The translations decipher De André's lyrics without trying to preserve rhyme schemes or to make the resulting English lyric work with the melody of the song.
This site will help English speakers understand the work of a great singer/songwriter, Fabrizio De André. Much of the supplementary information about songs and albums comes from an Italian book by Walter Pistarini - The Book of the World: Fabrizio De André, the Stories Behind the Songs, which helped me greatly to understand many of the lyrics.
Here are some of De André's most popular songs, a short list of "essential Fabrizio De André" as a starting point for exploring his work.
Fabrizio De André wrote songs about love, war, social affairs, politics, current and historical events, Jesus, people who lived on the margins of society, rebels, and death. He had strong connections to the earth and nature, to common people, and to philosophical ideas ranging from pacifism to anarchism to the power of love. He took inspiration from literature (medieval to contemporary), from news clippings, and from the struggles in his own life. His strongest early influence was French songwriter Georges Brassens, and he collaborated with many Italian songwriter/composers throughout his career. De André's lyrics consistently attain the stature of poetry with the unique stamp of his own inner voice, his vision so attuned to the fleeting beauties and the horrors of the human condition and to the feelings and failings of the people he portrays, himself included.
Fabrizio De André - 1940-1999
There are still parts of various translations that need improvement. I welcome comment from anyone who has insight into Italian meanings not rendered well.
La ballata dell'amore cieco (o della vanità) (1966) ·
Amore che vieni, amore che vai (1966) ·
La ballata dell'eroe (1961) ·
La canzone di Marinella (1964) ·
Fila la lana (1965) ·
La città vecchia (1965) ·
La ballata del Miché (1961) ·
La canzone dell'amore perduto (1966) ·
La guerra di Piero (1964) ·
Il testamento (1963)
Nuvole barocche (1961) ·
E fu la notte (1961) ·
Delitto di paese (1965) ·
Valzer per un amore (1964) ·
Per i tuoi larghi occhi (1965) ·
Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers (1963) ·
Il fannullone (1963) ·
Geordie (1966) ·
Amore che vieni, amore che vai (1966) ·
La canzone dell'amore perduto (1966)
Preghiera in gennaio · Marcia nuziale · Spiritual · Si chiamava Gesù · La canzone di Barbara · Via del Campo · Caro amore · La stagione del tuo amore · Bocca di Rosa · La morte · Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers
Cantico dei drogati · Primo intermezzo · Leggenda di Natale · Secondo intermezzo · Ballata degli impiccati · Inverno · Girotondo · Terzo intermezzo · Recitativo · Corale
La canzone di Marinella · Il gorilla ·
La ballata dell'eroe · S'i' fosse foco ·
Amore che vieni amore che vai · La guerra di Piero ·
Il testamento · Nell'acqua della chiara fontana ·
La ballata del Miché · Il re fa rullare i tamburi
Laudate Dominum · L'infanzia di Maria ·
Il ritorno di Giuseppe · Il sogno di Maria ·
Ave Maria · Maria nella bottega d'un falegname ·
Via della Croce · Tre madri ·
Il testamento di Tito · Laudate hominem
La collina · Un matto (dietro ogni scemo c'è un villaggio) ·
Un giudice · Un blasfemo (dietro ogni blasfemo c'è un giardino incantato) ·
Un malato di cuore · Un medico ·
Un chimico · Un ottico ·
Il suonatore Jones
Introduzione · Canzone del maggio ·
La bomba in testa · Al ballo mascherato ·
Sogno numero due · Canzone del padre ·
Il bombarolo · Verranno a chiederti del nostro amore ·
Nella mia ora di libertà
Via della Povertà · Le passanti ·
Fila la lana · La ballata dell'amore cieco (o della vanità) ·
Suzanne · Morire per delle idee ·
La canzone dell'amore perduto · La città vecchia ·
Giovanna d'Arco · Delitto di paese ·
Valzer per un amore (o campestre)
Rimini · Volta la carta ·
Coda di lupo · Andrea ·
Avventura a Durango · Sally ·
Zirichiltaggia (Baddu tundu) · Parlando del naufragio della London Valour
Quello che non ho · Il canto del servo pastore ·
Fiume Sand Creek · Ave Maria ·
Hotel Supramonte · Franziska ·
Se ti tagliassero a pezzetti · Verdi pascoli
Princesa · Khorakhané "A forza di essere vento" ·
Anime salve · Dolcenera ·
Le acciughe fanno il pallone · Disamistade ·
 cúmba · Ho visto Nina volare ·
Smisurata preghiera
I've been the Program Director of Blue Bear School of Music in San Francisco since 1982. I made eight albums between 1975 and 1993 as Diesel Cats. Some can be heard online:
With fatherhood in 1993, my musical activities were put on hold. I began learning Italian in 2008 with my daughter, who chose Italian to learn because it was the language of Romeo and Juliet. In Skype lessons with Mirella Colalillo, Mirella sent some links to Italian musicians. I discovered a group that made me feel like I was in high school again and had just stumbled upon the greatest new band in the world!! Marta sui Tubi. Listening to their songs reawakened the musician in me. You should check them out - fantastic songs, even if you don't know Italian, and great videos. Here's a sampling:
L'unica cosa - "because you can become everything you want; the only thing you have to do is kill your fears."
Cinestetica highlights the unusual approach of the guitarist.
Cenere begins to show the broad dynamic range of their material.
Perchè non pesi niente - love the song and the video!
Cristiana - don't worry, nothing bad happens to the fish!
Via Dante - silly and fun.
With the excitement of Marta sui Tubi in me, I started exploring other Italian singer/songwriters. The ones that have most captivated me are Lucio Dalla, Giorgio Gaber and Fabrizio De André.
As a boy, I started off in music learning songs I loved. With my return to music, I began learning some Italian songs that drew me in, and found myself leaning towards De André's songs, to which my guitar skills and vocal approach were better suited. As my connection to his material deepened, I came to feel the incredible power of his lyrics and of his unaffected approach to singing and performing.
I now have a trio, Bella Strada, that occasionally performs De André songs at the Museo Italo Americano in San Francisco. For those in San Francisco interested in learning Italian, the Museo offers great classes. They also have regular presentations of Italian art and culture, many of which are free. Kudos to Managing Director Paola Bagnatori for her work there, and for the highly engaging conversation class she hosts every Thursday for Museo Members!
I have had wonderful input on my translations from Bianca Friundi, a teacher at the above Museo, and from Francesca Mazza, with whom I have taken Skype lessons.
I hope you can take some time to explore the music of Fabrizio De André, one of the world's great singer/songwriters.
Perchè ho trascorso l’anno passato nel folto della musica di Fabrizio De André, vorrei presentarvi un tipo di discorso a puntate su quest’uomo. Inizio con un po’ sulle sue origini e poi una sua canzone.
De André è nato 1940 a Genova. Suo padre era proprietario d’un istituto tecnico presso a Genova. Dopo i bombardimenti di 1941 a Genova la famiglia tranne il padre si è trasferita alla campagna al nord di Genova dove il padre
aveva comprato una cascina. Il padre rimaneva a Genova all’istituto fino al 1944 quando ha dovuto scappare perchè i fascisti l’hanno accusato di nascondere, di coprire, i suoi alunni ebrei.
Nella campagna Fabrizio si godeva una vita molto libera, circondato dalla natura e dalla gente contadina. Quando è tornato a Genova nel dopoguerra, non era facile diventare abituato alla città con le sue strette strade e senza gli animali della cascina, senza il verde della natura. Ma poco a poco ha incontrato nuovi amici e ha scoperto con loro un’altro senso di libertà nelle strade di Genova.
Da ragazzo De André non era uno studente bravo come suo fratello maggiore. Era uno scavezzacollo e un mattachione, era un bambino scatenato a volte. Ma allo stesso tempo era gentile e generoso con i suoi amici sebbene fosse qualche volta un po' riservato.
Ha dimostrato un’interesse ed una capacità per la musica, prima sul violino quando aveva 8 anni e poi sulla chitarra quando aveva 14 anni. Studiava la chitarra classica e dopo un anno ha iniziato un gruppo country-western con un nome inglese - The Crazy Cowboys & The Sheriff One - che suonava canzoni come "Oh Susanna", "My Darling Clementine", ecc. Allo stesso tempo, De André e suo fratello cominciarono ad ascoltare molta musica francese e poi American jazz. De André studiava le canzoni di Georges Brassens e lo stile chitarristica di Jim Hall e fra poco De André è entrato un gruppo jazz che si esibiva attraverso Genoa per quasi due anni.
Il suo interesse nella letteratura comminciò quando ha conosciuto un poeta, amico di suo padre. De André e questo poeta sono diventati amici, De André con un fascino per delle poesie e i libri del poeta. Da quel punto De André leggeva molto e sviluppava un grande interesse nella filosofia, la poesia, la letteratura, la storia, in somma nella vita della mente.
Dopo il liceo, quasi finito di un corso di studio della giurisprudenza all’università, De André ha deciso di seguire il percorso della musica. La musica gli offriva la possibilità di non perdere quel senso di libertà che amava tanto da quando era bambino.
Arriviamo all’anno 1961. Vorrei presentarvi due canzoni che sono tipiche della musica di quell’epocha. La prima canzone è “Romantica” da Tony Dallara.
Come molte canzoni di questo tempo, l’approccio dell’arrangiamento è con orchestra, molto romantico, e il canto è pieno d’emozione con grandi gesti vocali e una discreta bravura della voce. Ecco un’altra canzone così, “Al di là”, vincitore del Festival della Canzone Italiana di Sanremo 1961.
Ricordatevi che era nel bel mezzo della guerra fredda ed anche del miracolo economico che portava molti cambiamenti sociali e culturali, alcuni positivi, alcuni negativi. La meta della musica leggera era di far dimenticare i guai del mondo e le difficoltà quotidiane della gente, o di celebrare il boom ignorarando i dislocazioni sociali.
Finalmente, introduco la prima canzone scritta da Fabrizio De André, "La ballata di Michè", uscita 1961. E’ chiaro che De André non voleva diventare un cantautore tradizionale con questa canzone su un suicidio nel prigione e con il suo approccio vocale con la sua componente emotive raffinata e sottile. C’è un contrasto fra il suono allegro della canzone da un lato e il testo dall’altro lato. E la voce di De André non da un inizio del grave argomento della canzone. il testo è la traduzione
E per effetto extra, due esempi della musica che ispirava De André negli anni Cinquanta:
Georges Brassens, cantautore francese
L'album jazz preferito di De André, con Jim Hall sulla chitarra
Da ragazzo De André partecipava a molte battaglie grandi sulle strade di Genova contro altre bande di ragazzi. Questi ragazzi avevano dodici o tredici anni. C’erano molte marachelle, molte scazzottate, c’erano combattimenti con l’uso di sassi, di fucili ad aria compressa, anche di razzi sparati che hanno rubato agli americani. E qualche volta usavano contenitori ad alluminio pieni di cacche di piccione – il proiettile perfetto per fare un danno disgustoso ai loro nemici. Queste battaglie accadavano quasi ogni giorno.
De André stesso si è definito un ragazzino incazzato che parlava sporco. Prima di questo periodo De André abitava alla campagna durante la guerra. Quando la guerra è finita, De André fu colpito molto dal ritorno del suo zio Francesco che era catturato dai tedeschi in Albania e poi trascorreva due anni al campo di concentramento a Mannheim. Questo zio non parlava molto delle sue esperienze ma il suo spirito è stato rotto e le poche cose che raccontò ai fratelli De André hanno lasciato delle tracce indelebile nella mente di Fabrizio. Nonostante il fatto che De André era davvero “un ragazzino incazzato” con la capacità di essere aggressivo nella battaglia, dall’età di un giovane adulto era un pacifista dichiarato.
Per tutta la sua carriera di cantautore scriveva canzoni sulla guerra, e oggi vi presento la sua prima di questo tipo – La ballata dell’eroe. La puntata scorsa abbiamo ascoltato La ballata del Michè, il lato A del primo singolo uscito da De André. La ballata dell’eroe è il lato B di questo singolo. L’anno è 1961 quando De André aveva 21 anni e la crisì di Berlino si stava svolgendo. Perciò c’era un senso di pericolosità nell’aria.
Questa canzone è quasi come una foto istantanea. C’è poca trama, poco sviluppo della scenografia e della carattere. Invece De André delinea un ritratto concise poi lo dota di una carica semplice emozionale con una tema antica – quella della gloria ufficiale d’un soldato caduto in giustapposizione al dolore privato di una donna lasciata sola a causa della morte del suo amore.
De André’s first original song release was a single in November 1961, when Italian pop music was filled with songs not unlike “Volare” – orchestral/big band arrangements, big emotional gestures, and subject matter that was often romantic, silly or both. Check out the winner of the 1960 San Remo Festival, “Romantica” by Tony Dallara for a taste:
Or look how American 1950s rock and roll was translated into Italian on this must see video of “24,000 Kisses,” released in 1961 by Adreano Celentano:
Into this mix of musical frosting, the 21-year-old Fabrizio De André released “The Ballad of Mike” (click to go to translation).
Based on a newspaper article, it tells the story of a man who hanged himself in prison, there for having killed a guy he thought was trying to steal his girlfriend. He doesn't get a proper burial because the Catholic Church at the time believed those who took their own lives were “sinners who cannot be granted ecclesiastical funeral rites without public scandal of the faithful.” The theme of the harshness of Church and State will surface again in De André’s work. (De André wasn't the first to want to make a more real-life music; that trend in Italy probably started in 1958 with a group called Cantacronache, who were influenced by the likes of Georges Brassens, Bertolt Brecht and Kurt Weill.)
The pairing of the lyrics and the music is noteworthy. If you didn't know what the song was about, I don’t think you could guess it from the sound of the music and the voice alone. The minor key verses transition to major key choruses that have a lightness at odds with the lyric content, and with no hint of darkness or anguish in De André’s voice.
While this contrast may seem strange, it's perhaps instructive to know that De André's first band, started when he was 16 years old, was a country western band with an English name - The Crazy Cowboys & The Sheriff One - in which he played banjo and sang songs like "Oh Susanna" and "My Darling Clementine." There is a tradition in older American folk, blues and country music of songs about disasters, tragedies and other sad stories of the day, and it was not uncommon for these songs to be set to music that was tuneful or toe-tapping.
I don't know the extent of De André's familiarity with this strain of American music, but it's an intriguing line of possible connection.
It’s interesting to recall what other musical icons-to-be were up to at the time. On the one hand, The Beatles were tearing it up in the Cavern Club in November 1961, inspired by the same 1950s rock and roll that inspired 24,000 Kisses. On the other hand Bob Dylan was making a name for himself at Gerde’s Folk City in Greenwich Village, having been reviewed very positively in the New York Times. The Beatles would soon enough destroy the bubble-gum pop of the 1960s with a music much more vital, real and fresh, while Dylan would create his own brand of anti-pop built on deep rural strains of black and white folk music. And the fall of 1961 saw the first Motown release to reach Number One, "Please Mr. Postman" by the Marvelettes.
And here's what I was up to in 1961 - that's a Hawaiian steel guitar, for the uninitiated, and boy was I square:
Hope you enjoy this first installment of what will be a desultory tour of this blog and the music of Fabrizio De André.
While growing up, De André participated in many a battle royale on the streets of Genoa against rival gangs, and he was also known as someone who loved to torment and play tricks on his older brother and his brother's friends. Having exercised his warrior impulses as a boy, from a young adult age De André was an avowed pacifist. Throughout his career he wrote songs about war, and today I'll point you to one from the beginning of his career and another from much later on to give a taste of how De André grew as an artist over the years.
“The Ballad of the Hero” was the B-side of his first single, “The Ballad of Mike,” released in 1961 when De André was 21 years old, in the thick of the Cold War amid the unfolding Berlin Crisis. With a song about a prison suicide backed with another about war, it’s clear that De André was not setting out to be a moon-in-June type songwriter! “The Ballad of the Hero” is like a snapshot – little in the way of plot, scene or character development. De André sketches a concise image and then endows it with a simple emotional charge with an ancient theme: the public glory of a fallen soldier juxtaposed with the private pain and sorrow of a woman now left behind without her beloved.
It’s interesting to hear a song written by De André 23 years later – “Sidon” from his ground-breaking 1984 album Creuza de mä. Like “The Ballad of the Hero,” it’s a simple snapshot of the profound private pain that is the by-product of war. While the lyrics of “Hero” are more universal and iconic in nature, those of “Sidon” are specific to the invasion of Lebanon by Israel in 1982, and De André said the death the song portrays is a metaphor for the death of a civilization.
For some musical context, The Kingston Trio had a big hit the same year that "Ballad of the Hero" was released with Pete Seeger’s “Where Have All the Flowers Gone.”
And in 1984, the year "Sidon" was released, Culture Club put out “The War Song,” which is a pretty fair example of the musical aesthetic that De André wanted to counter with Creuza de mä.
Another war song from the same year with a radically different aesthetic was “No Fuckin’ War” by The Dicks, then based in San Francisco.
And here's a snapshot of what I was up to in 1984:
Not sure what the musical aesthetic was there, but closer to The Dicks than to Culture Club for sure!
We'll return to the music of De André when the spirit moves me again - hope you find it of interest.